mercoledì 21 ottobre 2009

L'URTO ANELASTICO - inattese scoperte sul web

E’ tempo di affrontare l’altro lato della medaglia in materia di URTO.

Nell’urto anelastico l’energia meccanica totale del sistema, dopo l’impatto, non rimane immutata, ma vi è una dissipazione
. Vale a dire che parte dell’energia presente prima del contatto viene dispersa dopo l’urto.

L’energia dispersa, ovviamente, non si volatilizza nel nulla, ma in qualche modo si trasferisce sui corpi coinvolti nell’impatto, trasformandosi in altro.
Volendo essere più comprensibili che rigorosi, potremmo dire che
“l’energia mancante dopo l’impatto” si è “incarnata” nei danni “visibili”
sugli oggetti/soggetti coinvolti nell’urto.

Quando avevo 4 anni ero molto magro (bei tempi), mangiavo poco e non mi piaceva quasi nulla di quel che si serviva a tavola in casa mia (mi sarei poi ricreduto totalmente negli anni a venire). Frequentavo da poco l’asilo ed avevo appena cominciato ad imparare tante nuove ed affascinanti parole.

Un giorno mi trovai alle prese col
primo piatto di “pasta e ceci” della mia vita, quando ebbi a dire : “che schifo!”.
Il nonno, nell’arco di pochi centesimi di secondo, fece assaggiare, per la prima ed unica volta, le sue cinque dita alla mia guancia sinistra.
Ricordo perfettamente l’episodio, lo ricordo come fosse avvenuto ieri.

Cominciai a piangere mentre lui, quasi pentito del gesto appena compiuto, provava a spiegarmi che a tavola non si dice mai
“che schifo!” ma piuttosto “non mi piace” o ancora meglio “non mi va
”.

Mi spiegò quindi che il senso del mio messaggio sarebbe arrivato ugualmente forte e chiaro, anche usando una forma espressiva meno offensiva per il lavoro di chi aveva preparato quella “
pasta e ceci
”. Di riflesso avrei così rispettato implicitamente anche tutti coloro che quel giorno non avrebbero avuto la fortuna di poter scegliere cosa mangiare da una tavola fornita come la nostra.

Fu indubbiamente un “
urto anelastico
” per me.
Ne portai per un paio di giorni il segno in viso e ne porto tutt’ora il segno indelebile dentro di me.


Da quel suo gesto plateale ed efficace credo di aver imparato molto.

Ahimè, si cresce in fretta…
Succede poi che un giorno ti imbatti per caso in un link come questo :
http://www.rockit.it/album/11551/amari-poweri
Nell’ordine : curiosità, tentativo di comprensione, sorpresa, immedesimazione ed infine indignazione.

Non conosci e non hai mai letto nulla di precedentemente pubblicato dell’autore dell’ articolo, così come non conosci personalmente né musicalmente bene i “recensiti
”.
Conosci però
Rockit
, la sua credibilità ed il suo meritorio operato nel portare alla luce parte del sottobosco musicale nazionale.
Un palcoscenico virtuale storico, influente, prestigioso e seguito da molti, e quindi con delle inevitabili ed innegabili responsabilità da tenere in grande considerazione («
Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
» - citare lo zio di Spiderman non è il massimo, ma non sono riuscito a resistere alla tentazione…)

Tornando al nostro
Urto Anelastico
, volendo meglio definirlo rendendone un’immagine pratica a chi si sia malauguratamente imbattuto in queste righe, potremmo fare due esempi facili facili, al limite del banale…uno per gli amanti della nuda realtà, uno per gli inguaribili sognatori.

Empiricamente
, un urto anelastico tipico è pressapoco quanto accade tra due automobili che entrano in contatto a velocità ad esempio mediamente sostenute.

Metafisicamente, invece, potremmo portare ad esempio un litigio molto accesso che si spinga oltre il fatidico “punto di non ritorno
” tra due innamorati.

In un caso e volendo anche nell’altro, con l’aiuto della nostra fedele matematica, possiamo calcolare la quantità di energia dissipata utilizzando l’equazione :



dove


è la massa ridotta

Ho sempre immaginato che
il talento e la padronanza del linguaggio (cosa che riconosco oggettivamente all’autore dell’articolo di cui parlavo qualche riga più su) preferissero percorrere strade “sottili ed eleganti”
per comunicare le proprie chiare e a volte scomode idee.
Questo un po’ per rispetto del lavoro altrui, un po’ per il sempre verde “
buonsenso” che spesso è gemello inscindibile delle persone che sanno il fatto proprio e che quindi non sono ansiose di imporsi in modo “anelastico” in concomitanza dell’espressione di un “proprio parere personale” e non di una “verità oggettiva ed assoluta
” da dover gridare a squarciagola per salvare il mondo dall’ignoranza (intesa come non conoscenza chiaramente).

Probabilmente comincio ad essere “
passato” come le mie inutili e spesso dannose buone maniere, o forse, ancora più probabilmente, mi sto imborghesendo molto più in fretta di quanto sperassi.